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domenica 21 febbraio 2010

Sto lavorando duro per preprare il mio prossimo errore

Ma insomma.
Questa Rete è un perimetro pieno zeppo che subito diviene un perimetro vuoto zeppo.
E' un perimetro aperto, dove quello che c'è dentro scappa subito e non lo trovi più.
Ho irrefrenabile diffidenza verso quelli che navigano sulla rete.
Perché io naufrago, in questa rete.
Qualcuno un giorno mi spiegherà come si naviga in un mare che non ha approdi nè riferimenti. Che non finisce.
Un mare dove le rotte si rincorrono e si perdono. E alla fine si confondono.
Voglio dire: devi naufragare, necessariamente. Chè qui chi non naufraga nemmeno naviga, nemmeno ci sale sulla nave.
Certo che in un mare che è sempre mare, che è infinito, la libertà è così grande che quasi non te la immagini.
Epperò è un mare in cui la tua libertà può rimanere sola. Infinite sono le altre libertà: talmente tante che tutte si mescolano e poi non se ne riesce a vedere nemmeno una.

E' un mare che va preso sul serio. Ma anche no.

In questo mare il naufragar non è propriamente dolce.
Ma con una mano su Brecht e un'altra su Belen, è una cazzata   è Una merda   quale mano sta meglio?
è certamente surreale.




Alè

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