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giovedì 24 marzo 2011

A LUGLIO E' TARDI

Non si può
dare una forma al Mondo
la nostra forma

Nessuno può
non io
non tu

Le cose
fanno a meno di noi
Le cose fuori
non ascoltano i nostri consigli
non capiscono la nostra lingua

Possiamo solo
guidare noi stessi
possiamo solo guidarci

Senza immaginare
che la vita è storta
perchè
la vita non è storta

Semplicemente
non è storta come noi vorremmo
come noi siamo storti
Solamente
non è ingiusta
come noi siamo ingiusti

Noi non siamo il Mondo
e il Mondo non è noi


Tutto questo
per scoprire
forse ora o forse no
che la vita ci morde
se non corriamo abbastanza veloci

Che facciamo?
Restiamo?
Andiamo?
Sicuri?

Nessuna sicurezza ci salva
o ci può salvare
perchè nessuna sicurezza esiste


Basta vivere
solo vivere
per essere salvati
per correre veloci

E io?
Che faccio?
Vado?
Resto?
Sicuro?

Prima che bruci Parigi, diceva Hikmet
Prima che bruci una centrale nucleare, dico io

E adesso
andiamo tutti a non dormire.


Alè

martedì 15 marzo 2011

NON È TUTTO COME QUI

Vedo ingiustiza
in ogni luogo che essa abita

Vedo ingiustizia
nella diseguaglianza scientificamente progetatta
nella piccolezza che diviene enormità
nell'ordine verticale delle cose

La vedo
in una vetrina
in un divano troppo comodo
e in una cravatta

C'è ingiustizia
nelle unghie pulite
nei capelli ordinati
in una schiena troppo diritta

Vedo ingiustizia
nel cibo
in una festa di laurea
in un brindisi
in uno specchio

La trovo
dentro e fuori un ristorante
oppure in settacinque metri galleggianti
o ancora sotto un ombrellone da spiaggia

Trabocca di ingiustizia
la nostra scienza
e la nostra fangosa tecnologia 
e il nostro offensivo progresso

Ancora la sorprendo
in una pena d'amore
nella sofferenza per un bacio mancato
nei preparativi di un matrimonio

C'e ingiustizia
nell'asfalto
in un rossetto
o sulla pelle annerita dal sole

Sento la sua puzza
in un'agenzia di viaggi
in un'agenzia di moda
in ogni stupida agenzia che esiste

Così la vedo incarnarsi
in una donna inginocchiata
in un cappello capovolto
in un oggetto contraffato

Posso sentirla diventare viva
in una banconota
in un diamante
in un bel culo

Esiste ingiustizia
nella inutile paura di non piacere
nel bisturi di un chirurgo estetico
nel naso scolpito dal quel bisturi

la sento pontificare
nel sistema economico
nel sistema politico
nel sistema eccetera
in ogni sistema che è nostro

E' abitata dall'ingiustizia
ogni casa vuota
ogni casa piena
ogni casa costruita

Vedo l'ingiustizia allora
nel divertimento che diventa dovere
e nel dovere che diventa divertimento
in una pancia obesa
e in un cane col cappotto

La vedo in tutta la sua volgarità
nello specchio che riflette la mia faccia

Vedo ingiustizia da tutte le parti
perchè da tutte le parti c'è ingiustizia


L'indifferenza
l'impunità
la nostra ragione
il dominio e le sue mille teste
il possesso
il potere
l'Uomo che noi siamo
tutto questo è ingiustizia
precisamente ingiustizia
ingiustizia e nient'altro

Però
fuori di noi
dopo di noi
esiste esisterà
un altro mondo
un altro modo
un' altra vita
un altro Uomo

Perchè il nostro modo è solo uno tra gli infiniti possibili modi
E non il migliore


La
la notizia
Signore e Signori
è che 
non tutto deve essere come qui
semplicemente perchè
non tutto è come qui

Facciamocene una ragione
e silenziosamente
togliamoci dai piedi.

Grazie

Alè

lunedì 7 marzo 2011

COSE DA MERITARE

Se tu fossi qui
non in un altro luogo
ma proprio qui

mi diresti che
un bambino di otto anni
ti ha indicato 
la Via della vita
e io
senza capire perchè
direi che sì,
che la Via è quella
solamente quella

E fino a che
i momenti potranno essere contati
farei in modo che 
ogni data di ogni 
giorno
mese 
anno
sia quella della tua esistenza

Tu disegneresti
sulla terra nera
una casa
questa casa 
che sta dentro un caminino
o nel collo di una giraffa
e io
direi che quella è la mia casa
proprio la mia

Sarei il professore bugiardo
di una Storia inventata
di una Storia che non esiste
di una Storia che giuro esisterà
e mi crederai
sorridendo mi crederai

Tu,
tu
tu ti arrabbieresti
e io
ti darei il mio cavallo blu
il mio piccolo cavallo blu
con due trombette 
al posto delle ali
che lo fanno volare 
appena le fai suonare
così tu torneresti a sorridere

E poi
poi 
da una sedia che dondola
tu mi regaleresti 
il tuo odore
e io,
impazzito,
convincerei
tutto il mondo
che no,
che 5+5 non fa 10,
ma che 5+5 fa semplicemente 5 

Se tu fossi qui
mi diresti di partire
di partire adesso
per il Giappone, magari
E partiremmo
di certo partiremmo


Se tu fossi qui
non in un altro luogo
ma proprio qui
io 
sarei pronto a dire
a tutto l'universo
con tutte le parole che ho
che tu sei qui

Davvero qui.


Alè

mercoledì 2 marzo 2011

IL FU plurale e dito e mano

"Carla,
non possiedo i mezzi né la lingua - per assaggiare, intendo - per entrare nel merito delle poesie .
Di più: nel momento stesso in cui sono state trasformate in segni grafici - e dunque per l'occhio - le ho perse.
Non è più roba mia.
Per me l'una vale l'altra; e l'una e l'altra non valgono nulla per me.
Ciò detto, posso solo provare a ricordare quello che forse, magari, potrebbe aver preso la mia mano in quei momenti.

- una grafomania congenita
- i sogni che si lasciano ricordare
- la mancanza di sonno
- la rabbia
- l'odio contro il Tempo
- i miei errori
- la bile che licenzia il cervello
- il cervello che licenzia la bile
- l'alc
ool
- io e me stesso
- io e gli altri
- la lettura di qualcosa scritto da qualcuno che è un po' più di me
- le pagine bianche - naturalmente
- il senso di colpa
- la santa incoerenza
- il sarcasmo e l'ironia che io chiamo
Prendere per il Culo
- l'occasionalità, le contingenze, l'improvviso
- la notte
- Roma e Tagliacozzo
- quello che non mi piace
- la mancanza
- la mia vita a META': sempre metà a me, metà a te
- il mio sentirmi più fortunato e tutto ciò che ne consegue.
- il voler tornare indietro e l' impossibilità a farlo
- il farsi cogliere alle spalle, impreparato
- l' amoreccetera
- la mancanza di buonsenso
- la voglia di dire che la Verità non esiste
- la voglia di dire che i fatti non esistono
- la voglia di dire che le certezze sono donne per sciocchi
- il pensiero che "
E' impossibile prevedere il comportamento che un sistema caotico avrà dopo un intervallo di tempo anche piuttosto breve. Infatti, per calcolare il comportamento futuro del sistema, anche se descritto da un'equazione molto semplice, è necessario inserire i valori delle condizioni iniziali. D'altra parte, nel caso di un sistema complesso non lineare, data la grande sensibilità del sistema agli agenti che lo sollecitano, un piccolo errore nella misura delle condizioni iniziali, oppure una modifica apparentemente irrilevante dei dati immessi (ed ovviamente anche il loro successivo arrotondamento durante il calcolo) cresce esponenzialmente con il tempo, producendo un radicale cambiamento dei risultati. Questo significa che i dati relativi alle condizioni iniziali dovrebbero essere misurati con un'accuratezza teoricamente infinita, e ciò é praticamente impossibile" e cioè il pensiero che magari la vita sia proprio questa.

Ecco.
E' una porcheria detto così. Ma ti giuro che è il meglio che ho.

Quelle che hai tra le mani sono poesie - chiamate così per approssimazione e per ristrettezza della lingua - scritte in mille momenti diversi,
in mille luoghi diversi, in mille condizioni diverse, durante mille notti diverse, con mille voglie diverse,  con mille pensieri diversi e da mille persone diverse. Una per ogni momento, luogo, condizione, notte, voglia, pensiero.
Scritte su fogli già scritti, su taccuini monocolore, su biglietti da visita, su vecchi libretti delle giustificazioni, su tovaglie e affini, sul muro della cucina, su fotografie, su calendari, su biglietti d'aereo, su uno specchio, su sacchetti per il vomito, sulla mia mano, sul Sinai,  sulla schiena di una donna.

Forse la cosa più utile che ti posso dare sono le prime parole che sono sulla prima pagina del primo (di tre) taccuino (quello rosso; poi c'è il nero e poi ancora quello con la Coda).
La prime parole che ho scritto senza che qualche maestra o professoressa o suora me l'avesse ordinato.
Riporto senza omissis né censure:
"Non voglio che sia letto.
Non voglio che sia apprezzato.
Non voglio che sia giudicato.
Non voglio che sia simpatico,
né bello,
né gradevole,
né nient'altro.
Voglio solo scrivere, ora.
Per la prima volta nella mia vita ho un oscuro e invincibile bisogno di scrivere:
bisogno che potrebbe durare una vita
o polverizzarsi tra cinque minuti.
Voglio scrivere."

Diciamo che non è andata esattamente così.
[La Santa Incoerenza.]
Avevo 19 anni.

Tutto questo per dire che ho iniziato a scrivere nello stesso modo in cui ho iniziato a fumare.
Non avevo mai toccato una sigaretta nella mia vita, nonostante le solite e continue offerte di amici e affini.
Non ne avevo mai sentito il benché minimo bisogno
Poi un bel giorno mi sono svegliato, sono andato dal tabaccaio senza sapere perché e ho comprato un pacchetto di Marlboro.
Oggi fumo più di quanto potrei.
Tant'è.

Questo è davvero tutto quello che posso.

Bene.

Ora possiamo parlare di cose serie.

A tra poco.

Alessio.


                                    "

Tratto da: corrispondenza tra una persona di nome Dottoressa Carla De Carli, editor del libretto dal titolo Il plurale di dito è mano e un'altra persona che sono io. 
Ma di quest'altra persona, davvero non ricordo il nome.

Mi ricordo solo che questo era il plurale. Questo, non altro.
E che ora non lo è più.


[Naturalmente la Dottoressa De Carli non ha nessuna responsabilità in questa faccenda.
E, essendo in due (1+1), se non è 1, sarà quell'altro, di 1.]

Alè
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