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mercoledì 2 marzo 2011

IL FU plurale e dito e mano

"Carla,
non possiedo i mezzi né la lingua - per assaggiare, intendo - per entrare nel merito delle poesie .
Di più: nel momento stesso in cui sono state trasformate in segni grafici - e dunque per l'occhio - le ho perse.
Non è più roba mia.
Per me l'una vale l'altra; e l'una e l'altra non valgono nulla per me.
Ciò detto, posso solo provare a ricordare quello che forse, magari, potrebbe aver preso la mia mano in quei momenti.

- una grafomania congenita
- i sogni che si lasciano ricordare
- la mancanza di sonno
- la rabbia
- l'odio contro il Tempo
- i miei errori
- la bile che licenzia il cervello
- il cervello che licenzia la bile
- l'alc
ool
- io e me stesso
- io e gli altri
- la lettura di qualcosa scritto da qualcuno che è un po' più di me
- le pagine bianche - naturalmente
- il senso di colpa
- la santa incoerenza
- il sarcasmo e l'ironia che io chiamo
Prendere per il Culo
- l'occasionalità, le contingenze, l'improvviso
- la notte
- Roma e Tagliacozzo
- quello che non mi piace
- la mancanza
- la mia vita a META': sempre metà a me, metà a te
- il mio sentirmi più fortunato e tutto ciò che ne consegue.
- il voler tornare indietro e l' impossibilità a farlo
- il farsi cogliere alle spalle, impreparato
- l' amoreccetera
- la mancanza di buonsenso
- la voglia di dire che la Verità non esiste
- la voglia di dire che i fatti non esistono
- la voglia di dire che le certezze sono donne per sciocchi
- il pensiero che "
E' impossibile prevedere il comportamento che un sistema caotico avrà dopo un intervallo di tempo anche piuttosto breve. Infatti, per calcolare il comportamento futuro del sistema, anche se descritto da un'equazione molto semplice, è necessario inserire i valori delle condizioni iniziali. D'altra parte, nel caso di un sistema complesso non lineare, data la grande sensibilità del sistema agli agenti che lo sollecitano, un piccolo errore nella misura delle condizioni iniziali, oppure una modifica apparentemente irrilevante dei dati immessi (ed ovviamente anche il loro successivo arrotondamento durante il calcolo) cresce esponenzialmente con il tempo, producendo un radicale cambiamento dei risultati. Questo significa che i dati relativi alle condizioni iniziali dovrebbero essere misurati con un'accuratezza teoricamente infinita, e ciò é praticamente impossibile" e cioè il pensiero che magari la vita sia proprio questa.

Ecco.
E' una porcheria detto così. Ma ti giuro che è il meglio che ho.

Quelle che hai tra le mani sono poesie - chiamate così per approssimazione e per ristrettezza della lingua - scritte in mille momenti diversi,
in mille luoghi diversi, in mille condizioni diverse, durante mille notti diverse, con mille voglie diverse,  con mille pensieri diversi e da mille persone diverse. Una per ogni momento, luogo, condizione, notte, voglia, pensiero.
Scritte su fogli già scritti, su taccuini monocolore, su biglietti da visita, su vecchi libretti delle giustificazioni, su tovaglie e affini, sul muro della cucina, su fotografie, su calendari, su biglietti d'aereo, su uno specchio, su sacchetti per il vomito, sulla mia mano, sul Sinai,  sulla schiena di una donna.

Forse la cosa più utile che ti posso dare sono le prime parole che sono sulla prima pagina del primo (di tre) taccuino (quello rosso; poi c'è il nero e poi ancora quello con la Coda).
La prime parole che ho scritto senza che qualche maestra o professoressa o suora me l'avesse ordinato.
Riporto senza omissis né censure:
"Non voglio che sia letto.
Non voglio che sia apprezzato.
Non voglio che sia giudicato.
Non voglio che sia simpatico,
né bello,
né gradevole,
né nient'altro.
Voglio solo scrivere, ora.
Per la prima volta nella mia vita ho un oscuro e invincibile bisogno di scrivere:
bisogno che potrebbe durare una vita
o polverizzarsi tra cinque minuti.
Voglio scrivere."

Diciamo che non è andata esattamente così.
[La Santa Incoerenza.]
Avevo 19 anni.

Tutto questo per dire che ho iniziato a scrivere nello stesso modo in cui ho iniziato a fumare.
Non avevo mai toccato una sigaretta nella mia vita, nonostante le solite e continue offerte di amici e affini.
Non ne avevo mai sentito il benché minimo bisogno
Poi un bel giorno mi sono svegliato, sono andato dal tabaccaio senza sapere perché e ho comprato un pacchetto di Marlboro.
Oggi fumo più di quanto potrei.
Tant'è.

Questo è davvero tutto quello che posso.

Bene.

Ora possiamo parlare di cose serie.

A tra poco.

Alessio.


                                    "

Tratto da: corrispondenza tra una persona di nome Dottoressa Carla De Carli, editor del libretto dal titolo Il plurale di dito è mano e un'altra persona che sono io. 
Ma di quest'altra persona, davvero non ricordo il nome.

Mi ricordo solo che questo era il plurale. Questo, non altro.
E che ora non lo è più.


[Naturalmente la Dottoressa De Carli non ha nessuna responsabilità in questa faccenda.
E, essendo in due (1+1), se non è 1, sarà quell'altro, di 1.]

Alè

1 commento:

  1. "la mia vita a META': sempre metà a me, metà a te" questa mi piace parecchio! E poi mi piace scrivere. Si, scrivere mi piace molto di più. Il fascino di “cercare le parole giuste” e la soddisfazione di quando poi le si trova... scrivere è bello, forse perché nessuno fa domande… e non devi dare alcuna spiegazione. O no?!
    Ciao Alè ;)

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